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Cosa implica la vittoria di Trump per il settore energetico

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Gli Stati Uniti hanno un nuovo Presidente. L’inaspettato trionfo di Donald Trump senz’altro non è dovuto al suo impegno per le cause ambientaliste rispetto alla sua rivale Hillary Clinton. Ad ogni modo, il prossimo inquilino alla Casa Bianca ha proposto un piano per il rinascita dell’energia americana (American Energy Renaissance).

Negli anni ‘70, l’ambiente era un argomento di grande importanza solo per un piccolo gruppo di persone negli Stati Uniti. Oggi, invece, è di preminenza fondamentale a livello locale, regionale e nazionale.Così tanto, infatti, che entrambi i candidati hanno presentato accuratamente i loro progetti. Hillary Clinton aveva un piano chiaro e ben definito, che le dava un vantaggio competitivo sul suo avversario. Questo si è visto chiaramente nei risultati: gli ambientalisti americani hanno votato in massa per la candidata democratica.

Donald Trump ha promesso che avrebbe ridotto ed eliminato tutti gli ostacoli per la produzione di energia responsabile, creando almeno mezzo milione di posti di lavoro all’anno, aumentando gli stipendi di 30 miliardi di dollari e abbassando il prezzo dell’energia.

Dobbiamo anche riconoscere che Hillary Clinton ha tergiversato su alcune questioni sensibili, come il suo passato sostegno al fracking o al programma noto come ‘Global Shale Gas Initiative’.

Ma diamo a Cesare quel che è di Cesare. Donald Trump, con la sua schiettezza e la sua eleganza da elefante in una cristalleria, è stato più consistente. Non ha esitato ad annunciare che l’EPA, l’agenzia per la protezione ambientale, sarà sciolta sotto il suo governo. Ha anche annunciato che “cancellerà gli accordi di Parigi sul clima” e che il cambiamento climatico è “un imbroglio creato dai cinesi per rendere le manifatture americane non competitive”, mentre Hillary Clinton definiva il cambiamento climatico “una minaccia urgente e la sfida del nostro tempo”. (guarda il video)

Gli americani si sono fatti sedurre dalle parole del candidato repubblicano piuttosto che da quelle di una democratica che sembrava essersi schierata troppo con l’industria del gas e del petrolio?

Senza troppo clamore, Donald Trump si è fatto strada con il suo piano energetico. Ma in cosa consiste esattamente l’American energy renaissance plan?

Donald Trump vuole rendere l’AMerica “energicamente indipendente”, creare milioni di posti di lavoro e proteggere aria e acqua pulite. “Manterremo i nostri habitat naturali, le nostre riserve e le nostre risorse. Daremo inizio a una rivoluzione energetica che porterà un nuovo, vasto, benessere nel nostro Paese”. Nel mentre, intende imporre il dominio americano nel settore energetico come un obiettivo strategico della politica estera ed economica americana.

Il Presidente eletto vuola anche “incoraggiare l’uso di gas naturale e altre risorse energetiche americane che ridurranno sia le emissioni sia il prezzo dell’energia e aumenteranno il nostro output economico”. Donald Trump permetterebbe l’estrazione per un valore di 50 biliardi di dollari in riserve non sfruttate di shale, petrolio e gas naturale. Questo consentirebbe agli Stati Uniti di “rimanere completamente indipendenti da qualsiasi importazione di energia dall’OPEC, il cartello dei Paesi esportatori di petrolio, o da qualsiasi nazione ostile ai nostri interessi.” Trump approverà la costruzione dell’oleodotto Keystone in Canada ma ha sottolineato che “gli americani riceveranno alcuni dei profitti e in questo modo gli Stati Uniti diventeranno più ricchi.”

E’ probabile che le misure intraprese da Obama verranno ritirate. Donald Trump ha promesso di ridurre ed eliminare tutti gli ostacoli per la produzione di energia responsabile, creare almeno mezzo milione di posti di lavoro all’anno, aumentare gli stipendi di 30 miliardi di dollari e abbassare il prezzo dell’energia.

COnsiderato che sia Senato sia Congresso saranno dalla sua parte, ci si aspetta che Donald Trump legifererà per proteggere gli interessi americani e l’argomento ambientale nel contesto delle politiche energetiche. Donald Trump è un ottimista ma si teme che il suo mantra anti globalizzazione si traduca in protezionismo non soltanto per gli Stati Uniti ma per tutto il mondo.

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