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Effetto Expo sulle buone abitudini: gli italiani sono più attenti alla sostenibilità

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Il Giorno – 31 marzo 2016  – LUCA ZORLONI

L’eredità dell’Esposizione universale si misura nella coscienza con cui le persone prestano attenzione a comportamenti virtuosi, come usare meno l’auto o mangiare a chilometro zero. Tutti in crescita, per Lifegate

Energia verde, mobilità dolce, economia circolare, casa a impatto zero. In una parola, sviluppo sostenibile. Una galassia di comportamenti, di attività, di occasioni imprenditoriali che gli italiani già conoscevano ma di cui hanno preso maggiore coscienza, grazie all’Esposizione universale di Milano. È il risultato dall’analisi emersa dal secondo osservatorio sulle stile di vita sostenibile, promosso da Lifegate, che misura un effetto Expo nella familiarità che l’Italia ha con quanto afferisce all’ecologia, al rispetto dell’ambiente, all’equilibrio tra sviluppo umano e natura. Nel complesso, secondo il censimento della casa editrice, nel 2015 la coscienza che gli italiani hanno sui temi afferenti alla sostenibilità è cresciuta di cinque punti percentuali. «Non solo la percentuale di italiani convinti che della sostenibilità non si possa fare a meno anche in tempo di crisi è salita dal 27% al 37% – spiegano gli organizzatori della ricerca in una nota -, così come è passata dal 17% al 22% la quota di coloro che ritengono che sia una tendenza da cavalcare, ma soprattutto è cresciuto il livello di dimestichezza e di comprensione dei vocaboli della sostenibilità». Come specificano i ricercatori, «da quest’ultimo punto di vista, non è improprio parlare di un «effetto Expo».

La massa di informazioni veicolata attraverso l’Esposizione universale, infatti, si rispecchia nell’aumento di 5 punti percentuali della familiarità con concetti quali sviluppo sostenibile, sostenibilità ambientale, energia sostenibile, sostenibilità sociale, sostenibilità economica, mobilità sostenibile, città sostenibile, turismo sostenibile, alimentazione sostenibile e casa sostenibile». Il parametro di riferimento è stata la prima ricerca compiuta da Lifegate, realizzata all’inizio del semestre di Expo. Con numeri già positivi, ma destinati a crescere nella seconda rilevazione. Di fatto, se di eredità immateriale del grande evento si vuole parlare, quello che osserva l’analisi di Lifegate è che ha lasciato un’impronta nella mente delle persone. «I miliardi investiti nel 2015 per i padiglioni hanno avuto un effetto – riconosce Enea Roveda, amministratore delegato di Lifegate -. Cosa aspettarsi per il futuro? Abbiamo osservato che questa attenzione alla sostenibilità nasce da un’esigenza e che questa esigenza è in crescita». Nel complesso, secondo le risposte degli intervistati, l’86% del campione dichiara di fare sempre la raccolta differenziata (con un aumento di 18 punti percentuali rispetto al 2015), il 36% fa a meno dell’automobile appena può (+24% rispetto al 2015) e un italiano su tre afferma di mangiare alimenti a chilometro zero, con un balzo in avanti di 21 punti percentuali in soli dodici mesi.

Abu Dhabi: un MACROsummit sul MICROcredito

in Microcredit by
source: pexels.com

Da lunedì 14 a giovedì 17 Marzo si è svolto ad Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti, il 18mo Summit sul Microcredito. E’ stato un MACROsummit. I partecipanti: 700 delegati da ogni parte del mondo; la venue: due piani in una delle più prestigiose sedi di tutti gli Emirati, le Etihad towers; gli sponsors: dal Consiglio esecutivo di Abu Dhabi a numerose agenzie delle Nazioni Unite, da fondazioni come Bill e Melinda Gates, alle Banche Centrali di molti paesi fino al Fondo Monetario Arabo; gli ospiti d’onore: dal premio Nobel Muhamad Yunus alla regina Sofia di Spagna… Insomma, un imponente spiegamento di mezzi a livello globale, con la regia di agenzie private statunitensi che stanno mettendo sempre più il cappello sull’universo del Microcredito. Europa e BRICS: assenti.

Tema di questo convegno: “Innovazioni di frontiera sull’inclusione finanziaria”. Obiettivo generale della Campagna: inclusione sociale di 2,5 miliardi di poveri che, attualmente, non hanno accesso al benché minimo servizio di credito.

Confesso che, avendo esperienza ultradecennale di microcredito a livello basico in Tanzania, ero assai prevenuto contro quel genere di sovrastrutture che, nella migliore delle ipotesi, divorano l’80 e più percento delle risorse solo per mantenere se stesse. Dice il proverbio: “di buone intenzioni è lastricata la via dell’inferno” e, se dovessi giudicare dalla grandiosità e dal lusso di questa manifestazione in ogni piccolo dettaglio, non potrei che confermare il pregiudizio di partenza.

Poi, partecipando ai lavori e facendo la tara al linguaggio “politically correct” che era di rigore sia in plenaria che nelle sessioni dedicate, ho percepito in gran parte dei relatori una tensione etica che, credo, nessuno possa permettersi di giudicare non sincera. E le conferme più positive mi sono venute proprio dal mondo musulmano che ovviamente dominava in questa 18ma edizione. L’equazione”microcredito sta a donna come islam sta a maschio” è stata messa a dura prova in molte occasioni. Non perché non sia fondamentalmente vera ma perché, una volta effettuata la doverosa contestualizzazione culturale, la donna e il microcredito ne sono usciti decisamente a testa alta. Ho avuto il privilegio di conversare a lungo con alti dirigenti di banche e istituzioni finanziarie islamiche, e ho avuto conferme autorevoli che, a parte le dispute filologiche sulla presenza o meno dei tassi di interesse, la finanza islamica mantiene una tensione etica, e precisi meccanismi di controllo, che la collocano ben al di sopra della perversa finanza occidentale. Io che, da buon padovano, vado fiero di avere nella mia città Banca Etica, una delle poche istituzioni simili in Europa, ho dovuto constatare ancora una volta che in qualsiasi angolo del mondo ci sono sedi e filiali e sportelli delle “banche etiche” islamiche.

AGFUND, la fondazione del Golfo leader di questa manifestazione, ha premiato i quattro migliori progetti:

4° premio (50.000 US$): Programma per l’artigianato familiare, Arabia Saudita.

3° premio (100.000 US$): Programma per l’impresa familiare, Bahrein.

2° premio (150.000 US$): Programma per la conservazione del patrimonio culturale, Palestina.

1° premio (200.000 US$): Donne per abitazioni ecosostenibili, Nepal.

Ora AGFUND incomincia a raccogliere le candidature per la prossima edizione che avrà un titolo, se possibile, ancora più scandaloso: “Capacitazione (empowerment) e integrazione sociale dei rifugiati e degli sfollati”. Qui ogni possibile pregiudizio anti-islamico crolla per lasciare solo un profondo senso di vergogna e di colpevole impotenza in qualsiasi cittadino di questa Europa: tanto presuntuosa da distribuire pagelle a destra ea manca; tanto autolesionista da partecipare alla sistematica destabilizzazione di ogni ordine costituito nel Nordafrica e Vicino Oriente, tanto affarista da vendere armi sia ai “dittatori” che ai “terroristi”.

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