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La refrigerazione solare per combattere la fame nel mondo

in Sviluppo sostenibilie by

Produrre più cibo non è una soluzione per ottenere una generazione “zero fame.”

Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) circa il 30% del cibo prodotto a livello mondiale marcisce o viene sprecato prima del consumo. Con la riduzione dei rifiuti alimentari il mondo potrebbe raggiungere senza problemi l’obiettivo di sradicare la fame che ancora affligge molti Paesi africani.

Il cibo viene perso o sprecato lungo tutta la filiera produttiva, per diversi motivi. Uno dei fattori chiave è l’assenza di tecniche — ed esperienza — nella conservazione degli alimenti.

Oggi, in realtà, la conservazione può essere garantita grazie alla refrigerazione solare: un sistema innovativo progettato da Arne Pauwels, un inventore belga che ha conseguito una laurea master in Product Development presso l’Università di Anversa. Il giovane si è presentato sulla scena con questa invenzione, pur essendo in Etiopia per scopi di ricerca universitari.

Arne Pauwels era sconvolto dalla quantità di cibo che viene sprecato tutti i giorni a causa del calore e di conseguenza ha deciso di trovare una soluzione adeguata.

Il giovane ha progettato il Wakati: un frigorifero solare a basso costo. Ha scelto di chiamarlo così, Wakati, “tempo” in swahili, perché, per lui, la l’invenzione avrebbe permesso di risparmiare tempo prezioso e denaro agli agricoltori che devono coprire lunghe distanze per vendere i loro prodotti e hanno finora perso molti raccolti durante i viaggi interminabili.

È tantissima la frutta e la verdura che si rovina prima di poter essere messa in vendita. Il frigo Wakati permette agli agricoltori di conservare i propri prodotti alcune settimane dopo la raccolta, senza temere che si rovinino.

Il frigorifero è costituito da una scatola portatile in cui è collocato un ventilatore, che si affaccia su un piccolo contenitore d’acqua. Un pannello solare genera 3 watt di corrente elettrica necessaria per il movimento del ventilatore, che, a sua volta, crea un micro-clima fresco all’interno della scatola, garantendo la conservazione degli alimenti, che non perdono la loro naturale umidità. Per funzionare, il Wakati ha bisogno 190 ml di acqua e consuma 1% dell’energia elettrica necessaria per il funzionamento di frigoriferi convenzionali.

Il frigorifero solare si sta diffondendo in Africa, mantenendo freschi tra i 150 kg a 180 kg di frutta e verdura per 10 giorni in quei Paesi caldi in cui la conservazione degli alimenti spesso non superiore a due giorni, soprattutto perché il microclima crea, inoltre, un ambiente sterile all’interno della scatola.

Stampa in 3D

I primi modelli Wakati sono stati sviluppati a in loco in Africa con materiali locali. Ma Arne Pauwels è un uomo di innovazione e ha continuato senza sosta ad adattare il progetto del frigorifero solare a diverse condizioni climatiche — anche per rendere il dispositivo più efficiente e meno costoso.

Recentemente ha utilizzato lo stesso concetto di refrigerazione per creare frigoriferi solari costruiti interamente con stampanti 3D.

Sono già state create, infatti, 100 unità con l’aiuto di Materialise, azienda leader nell’Additive Manufacturing — la stampa 3D — il cui obiettivo è “creare un mondo migliore e più sano.” La società con sede in Belgio si è affermata come il primo servizio di produzione istantanea di prototipi nella zona del Benelux.

L’ONG olandese Cordaid supporta attivamente Arne Pauwels per permettergli di continuare il proprio lavoro. Molti frigoriferi solari stampati in 3D sono già stati distribuiti in Uganda, ad Haiti e anche in Afghanistan, un Paese che dopo la guerra e la crisi economica, deve anche affrontare la siccità.

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